
Storia e Usi di un materiale antico e naturale
Il mattone è così antico che ha accompagnato la storia dell’uomo sin dagli albori, arrivando fino ai giorni nostri pressochè immutato nella geometria e subendo una lenta evoluzione dal punto di vista tecnologico.
Le prime tracce di costruzioni in mattone crudo plasmato a mano ed essicato al sole, risalgono al VI millennio a.C. ed al IV quelle di mattoni crudi costituiti in forme definite.
Le prime costruzioni interamente di mattoni cotti risalgono al IV millennio a.C.
Dalle civiltà della Mesopotamia e dell’Antico Egitto l’uso del mattone si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo.
Con i Greci, gli Italici, gli Etruschi ed i Romani l’uso d’impastare argilla e cuocerla si sviluppa e si perfeziona.
I Romani ne esaltano le prestazioni sviluppandone le tecnologie.
L’uso del mattone, in forme tipizzate e con il marchio della fornace, per garantire il prodotto, impiegato per uso strutturale e decorativo, si diffonde.
Il cotto è arrivato fino ai giorni nostri passando attraverso la rivoluzione industriale, che grazie alla scoperta del Forno Hoffmann 1858, ha permesso l’idustralizzazione del mattone.
Ma come viene ancora oggi prodotto il cotto, dell’antica tradizione, fatto a mano?
La prima fase consiste nella “stagionatura dell’argilla” : dopo aver subito l’essiccazione naturale con l’esposizione agli agenti atmosferici, l’argilla viene lavorata, laminata, setacciata e stivata in un silos dove stagiona per almeno 2/3 anni, per garantire una maggiore qualità e resistenza del prodotto finito;
La seconda fase riguarda lo “stampaggio fatto a mano” suddivisibile in ulteriori quattro passaggi:
preparazione del pastone cioè la giusta quantità di argilla, rotonda e compatta, che serve per realizzare un mattone, poi si passa alla pressatura dove per ogni mattone c’è una particolare pressatura che garantisce la corretta compattezza del mattone, in seguito si passa all’allisciatura che consiste nel passaggio prima del regolo e poi della mano dell’uomo che perfeziona la pressatura e infine la posa del mattone dove il mattone molle viene battuto a terra e vi rimarrà per tutto il suo periodo di essiccazione;
La terza fase interessa “l’essiccazione naturale” durante la quale i manufatti vengono puliti, selezionati e movimentati al fine di ottenere un prodotto ben asciutto e dritto;
Per finire si passa alla “cottura a legna” dove i mattoni vengono cotti per cinque giorni consecutivi, raggiungendo una temperatura di circa 1000°C.
Il nostro cotto, tipico della terra di Toscana è quello dell’Impruneta; questa cittadina si trova in una felice posizione geografica, circondata da splendide colline, ricca di terreni fertili e di boschi, Impruneta è la vera patria del cotto.
Già nel 1300, sfruttando l’argilla locale, i vasai della zona vantavano una pregevole produzione di orci, mattoni, tegole e vasi che abbellivano le ville di campagna dove i nobili fiorentini trascorrevano la bella stagione.
Con il grande sviluppo artistico di Firenze, la tradizione artigiana delle terrecotte imprunetine raggiunse il suo culmine sia nella produzione di pregevoli manufatti per uso domestico, ornamento e decoro, che in quella di materiali edilizi per chiese, monumenti e palazzi signorili.
Tutti i più grandi scultori fiorentini si cimentarono con la terracotta; in particolare, nella Bottega dei Della Robbia si sperimentarono tutte le sue possibilità di utilizzo.
I palazzi, le abitazioni e gli edifici fiorentini assumevano di pari passo la calda tonalità del rosso terracotta.
Da semplice elemento decorativo, i manufatti di terracotta sono via via divenuti, negli ultimi tre secoli, un elemento fondamentale e caratterizzante delle case della campagna toscana.
Alla diffusione del cotto in Europa si oppone, nei primi del 900’, il “movimento moderno”, che ha in Le Corbusier e Ludwig Mies i massimi esponenti e che impone un’architettura priva di colori e di volontà decorativa, dove le pareti devono essere binche, i tetti piani e gli interni di marmo.
Nello stesso periodo i materiali naturali vengono riscoperti in America dall’Architettura Organica, il cui maestro è Wright, che valorizza i manufatti in terracotta per la pavimentazione, il rivestimento e la copertura degli edifici.
Oggi il ricorso al cotto non è più conseguenza di una concezione ideologica ma esprime l’esigenza di affiancare al cemento e agli intonaci una tonalità più calda e naturale, per alleviare l’artificiosità del costruito.
Tradizione e innovazione si fondono per dare origine ad un prodotto dai colori caldi e naturali, che viene fabbricato in diverse tipologie:
Arrotato e crudo; è un cotto a superficie rustica, ottenuta prima della cottura con un procedimento di arrotatura per mezzo di spazzole di acciaio. E’ il prodotto più conosciuto, che esalta il colore rosato del manufatto. Può essere collocato sia all’interno che all’esterno.
Satinato; presenta una superficie liscia e compatta, di aspetto vellutata, ottenuta con dischi abrasivi anzicheè con spazzole d’acciaio, l’effetto è meno rustico del precedente a parità di colorazione ed è adatto a pavimenti interni.
Levigato; cotto duro e compatto che al termine del processo produttivo subisce una fase di levigatura, bisellatura e lucidatura mediante mole abrasiva.
Il cotto è un materiale poroso e come tale assorbe facilmente lo sporco e le sostanze oleose, da qui la sua fama di “materiale delicato” e di difficile manutenzione. Questo problema, di cui è sicuramente necessario tenere conto, è risolvibile con una serie di facili operazioni utilizzando prodotti specificatamente indicati per i diversi tipi di materiale.
Un tempo si utilizzavano oli e vernici mentre oggi sono disponibili prodotti speciali che proteggono il pavimento da sporco, acqua, usura e allo stesso tempo conferiscono alla superficie un aspetto caldo e naturale.
Il trattamento così effettuato non è però eterno; è necessario che l’utente, aiutato magari dal rivenditore, abbia cura della bellezza del materiale.
Esistono in commercio altri tipi di materiale tra cui il cotto pre-trattato; sotto questa denominazione si presentano materiali tra loro molto diversificati, che hanno in comune solamente l’intento di presentare un prodotto pre-finito che richieda un trattamento ridotto o addirittura che non necessiti di nessuna operazione successiva alla posa.
Una bellissima variante del cotto è lo smaltato che con i suoi meravigliosi colori e geometrie lega benissimo lo stile rustico con il moderno, uno stile di incontro che oggi è molto ricercato nell’arredamento degli interni.
Il cotto smaltato si ottiene stendendo un velo di smalto sul biscotto ancora crudo che lo assorbe in modo non omogeneo, determinando un’irregolarità superficiale che ne è la caratteristica più ricca di fascino e che va opportunamente esaltata in fase di posa, prelevando le piastrelle da più scatole diverse e mescolandole!!!!.
Il cotto smaltato trova applicazioni sia negli ambienti interni che esterni e si sposa indifferentemente con gli stili classici, rustici e moderni.
Uno degli esempi più illustri, del nostro bel paese, di cotto smaltato lo abbiamo nelle Ceramiche di Vietri della Costiera Amalfitana, lavorate artigianalmente una ad una, sia alla smaltatura che nelle decorazioni.
Al giorno d’oggi il cotto lo troviamo in commercio sotto innumerevoli geometrie e formati; dalla classica mezzana 15×30, che abbellisce ancora oggi le coperture in legno dei cascinali toscani, ai vari emblemi di ogni foggia immaginabile da porre sulle colonne dei nostri cancelli di ingresso.
E’ un materiale fantastico, sia dal punto di vista fisico/chimico, che da un punto di vista artistico e decorativo; anche qui all’Isola d’Elba è un manufatto molto ricercato in quanto ben si abbina ai nostri colori del mare e della flora meditterranea; le infinite sfumature di celeste che caratterizzano il nostro mare e i pungenti e vari verdi che racchiudono in se i delicatissimi colori delle fioriture primaverili.
Un materiale completamente naturale, adatto sia per interni che per esterni, abbinabile al legno e alla pietra per la creazione di affascinanti spazi all’aperto immersi nel verde.
Il cotto diventa la materia che serve a fondere l’architettura con l’ambiente, tramite una pavimentazione continua che parte dall’interno per espandersi verso la natura che la circonda creando una illusoria continuità materiale.
Non solo pavimentazioni posate con innumerevoli schemi geometrici, ma anche oggetti decorativi, come orci, statue e vasi come puro ornamento degli esterni o degli interni.
Un materiale di pregio che unisce bellezza, funzionalità e robustezza come Vitruvio insegnava, Utilitas, Firmitas e Venustas, nella funzionalità, nella solidità e nella bellezza.